QE di Draghi tra ripresa e dubbi. Guardiamo agli USA |
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Scritto da Diogene |
Sabato 28 Marzo 2015 11:19 |
Seguiamo gli Stati Uniti ma perché seguendo le vicissitudini di un’economia “importante” come quella statunitense, e soprattutto prendendo ad esempio il Paese che del QE ne ha fatto una “religione”, in qualche modo possiamo prevedere il destino dell’Europa e del suo QE. ...... il dato inaspettato è stato il sesto mese consecutivo di calo della spesa per beni durevoli esclusi quelli per la difesa e del settore aereonautico. A questo punto, è divertente ricordare tutte le variazioni e correzioni effettuate nel corso di soli due mesi scarsi; il 2 febbraio la previsione di crescita (primo trimestre) del PIL Usa era 1,9%, a seguire: 2 marzo +1,2%, 5 marzo +1,3%, 6 marzo +1,2%, 10 marzo +1,4%, 12 marzo +0,6%, 13 marzo +0,8%, 16 marzo +0,4%, 17 marzo +0,3%, 23 marzo +0,3%, 24 marzo +0,3%, 25 marzo +0,2%. Detto questo, guardiamo in casa nostra, cioè in Europa e poi in Italia, e lo vogliamo fare con le dichiarazioni di due economisti: Mario Lettieri :“C’è troppa psicologia e poca economia reale nel Quantitative Easing, l’allargamento quantitativo di Mario Draghi. E anche in molti commenti alla politica della Bce”, scrive in una lettera. .....Le due opinioni convergono esattamente sul fatto che c’è troppa enfasi per un provvedimento tutto sommato sopravvalutato; concretamente il QE ha senso solo se impatta sull’economia reale, i vincoli sono necessari per cambiare il corso della politica monetaria Europea e anche italiana. Questi vincoli non esistono, e questo determina preoccupazione sul fatto che le banche vogliano realmente reinvestire le plusvalenze per spingere l’economia oppure (come sospettiamo noi) andranno a impiegarle sui mercati azionari avviando un nuovo corso speculativo e alimentando bolle finanziarie simili a quelle statunitensi con l’asfissia totale della classe media riducendola alla mera sopravvivenza. continua a leggere su INTELLIGONEWS |